
“Le dinamiche che regolano il prezzo del grano sono fortemente condizionate da fattori internazionali ma noi dobbiamo intervenire su quelli che possiamo condizionare a livello nazionale e locale”: su questo concetto Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia e componente della Giunta nazionale dell’organizzazione ha centrato il suo intervento alla edizione 2025 dei Durum Days, svoltasi questa mattina presso l’auditorium della Camera di Commercio di Foggia.
La produzione nazionale di grano duro, per l’annata agraria 2024-2025, è stimata in oltre 4,2 milioni di tonnellate, un dato superiore di circa il 20% rispetto al 2024 e del 12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. L’aumento della produzione è legato sia all’espansione delle superfici coltivate, che sono in crescita del 9,5% a livello nazionale secondo i dati Istat (1,28 milioni di ettari rispetto ad 1,17 dello scorso anno).
I produttori locali, però sono afflitti da alcune preoccupazioni. Da un lato: le preoccupazioni per possibili grandinate e piogge intense nelle prossime settimane, cruciali per il raccolto; dall’altro, il forte ribasso del prezzo del grano registrato nei mesi scorsi, significativamente influenzato dal tasso di cambio euro/dollaro.
“Da gennaio ad aprile il dollaro, sia quello statunitense che canadese, si è deprezzato rendendo più convenienti le esportazioni. Ci sono tuttavia altri aspetti che vanno comunque valutati e che devono essere tenuti in considerazione dai cerealicoltori” – ha evidenziato Schiavone nel suo intervento.
“In primo luogo sulle nostre aziende incidono i fondamentali, come i livelli quantitativi e qualitativi della produzione e degli stock, l’andamento dei costi di produzione, le variazioni climatiche. Fattori su cui, con opportune misure, si può e si deve intervenire. Per quello che riguarda il prossimo raccolto – ha proseguito l’esponente di Confagricoltura – c’è da considerare che la tendenza ribassista non è detto che si mantenga nel tempo, a maggio già si registra una inversione di tendenza e quindi potrebbero esserci novità positive. Comunque la variazione di cambio non dovrà e non potrà incidere sui prezzi, oltre il già registrato.
“Infine l’influenza del tasso di cambio è minore quanto più la materia prima nazionale è unica e non sostituibile. Su questo – argomenta Schiavone – c’è la grande sfida della valorizzazione delle filiere e il tema dei rapporti tra gli operatori, per far sì che il grano duro nazionale sia sempre più distinto e riconoscibile sui mercati rispetto alla produzione di importazione. Se riusciremo davvero a distinguere la materia prima nazionale ed a valorizzarla – ha concluso- le varianti internazionali, come quelle valutarie, saranno sempre meno rilevanti sulla formazione del prezzo”.